la notte di SAN GIOVANNI

la tradizione popolare è ricca di episodi, riti e ricette contadine relative alla notte più corta dell’anno che corrisponde anche al solstizio d’estate

RITI E USANZE NEI SECOLI dai pagani al cristianesimo

Da secoli i riti, le usanze, le tradizioni e le leggende hanno caratterizzato e connotato la “Notte di san Giovanni Battista”, tra il 23 e 24 giugno. Per alcuni popoli è la notte più incredibile dell’anno, celebrata da tempi lontani con riti e usanze popolari ed è di origine pagana. La festa veniva commemorata anche dal popolo romano, fin dai primi secoli, con la credenza che sotto lo splendore delle stelle si mescolassero culti e incantesimi.
Molti popoli, ancora oggi, nella “Notte di san Giovanni” sono soliti posare di fronte alla soglia di casa un piccolo mucchio di sale o una scopa di grossa dimensione, per proteggersi dall’intrusione, non certo piacevole, delle streghe.

usanza di tale notte è la raccolta di un cardo e bruciacchiarlo, nasconderlo, poi, in una fessura del muro e osservarlo la mattina seguente e se si presenta fresco come al momento della sua raccolta sta a significare che l’AMORE è in arrivo; come pure prendere un uovo, separarlo dal rosso, prendere l’albume e lasciarlo in un bicchiere sul davanzale della finestra e se al mattino l’albume è ricoperto di bollicine è un chiaro segno premonitore dell’arrivo di un uomo bello, buono e ricco.
Anche la tradizione cristiana ha “impreziosito” la “Notte di san Giovanni” con la “Rugiada di san Giovanni” che rappresenta le lacrime che Salomè versò a seguito del pentimento per aver prima desiderata e poi causata la decapitazione del Battista. Salomè in preda alla disperazione e al rimorso coprì la testa del Santo di baci e lacrime di disperazione ma all’improvviso la bocca del Battista si spalancò facendo uscire un vento fortissimo che la spinse, insieme alla madre, in aria dove ora vaga e vagherà per tutta l’eternità.
Secondo un’altra tradizione nella “Notte di san Giovanni” cade la “rugiada degli Dei” dalla forza generatrice ed energica e il bagnarsi gli occhi con la rugiada si compie un gesto di purificazione che rimanda al Battesimo e si racconta, altresì, che raccoglierla e, poi, berla allontani il malocchio e favorisca la fecondità.

RICETTE E LIQUORI LEGATE ALLA TRADIZIONE CONTADINA

Nelle regioni meridionali la notte si San Giovanni è propizia per preparare il NOCINO che resterà a riposare sino al 31 ottobre.

I puristi della tradizione si preparano alla notte più corta dell’anno: la notte di San Giovanni Battista. Una notte carica di mistero in cui da secoli si ripete l’antico rituale del Nocino, il famoso digestivo dei nostri nonni. 

Un rito a cui sono legate numerose credenze che rendono la figura di questo santo in bilico tra il sacro e il profano. Una tra le tante collega la notte a cavallo tra il 23 e il 24 giugno ad una particolare danza attuata dalla streghe intorno ad un noce che secondo la leggenda era ubicato nei pressi dello Stretto di Barba, sulla strada che da Benevento porta ad Avellino, vicino ad Altavilla, precisamente dove si trova un boschetto fiancheggiato da una chiesa abbandonata, o in un’altra località di nome Piano delle Cappelle. Si dice che proprio qui le streghe si riunivano per celebrare i loro riti demoniaci.

Esse infatti utilizzavano il mallo di noce per creare pozioni magiche con cui incantare gli uomini. Sempre attorno a questo albero preparavano pozioni magiche addirittura per unire in coppia coloro che le bevessero. Chi aveva la sfortuna di finire sotto la maledizione delle streghe aveva come unica possibilità quella di utilizzare le erbe di San Giovanni, ovvero il santo morto decapitato per volere di Salomé, la figlia di Erode, la piú seducente e perfida strega di tutti i tempi. Era questa la vittoria del bene sul male,  quando la notte più corta dell’anno, la luce trionfa sulle tenebre. Nasce così la tradizione del Nocino: dalla raccolta dei frutti ancora acerbi in questo giorno, a cui segue la loro macerazione in alcool, un modo per estrarne la ‘rugiada’ magica, panacea di tutti i mali e dotata di virtù miracolose. “

RICETTA TRADIZIONALE DEL NOCINO

Le noci ancora acerbe, in numero dispari, vengono tagliate e vengono messe a macerare nell’alcool fino alla notte dei morti il 31 ottobre, notte dedicata alla dea romana Pomona dea dei frutti e dei semi.

La tradizione vuole che siano le donne a piedi nudi a raccogliere le noci ancora acerbe dal noce.

Preparazione Nocino di San Giovanni

Occorrono 23 noci verdi tagliate in 4 spicchi e colte nella notte del 23 giugno,un pezzo di stecca di cannella, 10 chiodi di garofano,10 chicchi di caffè, la parte gialla della scorza di 3 limoni, 350 ml di alcool a 95 gradi, 500 grammi di zucchero e 300 ml di acqua.“

Come si prepara:

In un vaso di vetro mettere le noci assieme all’alcool e lasciate macerare sino al giorno seguente quando si aggiungono la cannella, i chiodi di garofano, la parte gialla della scorza dei limoni. Si lascia macerare ancora fino al 3 agosto avendo cura di agitare il tutto almeno un paio di volte al giorno. Trascorso questo periodo si filtra e si aggiunge lo zucchero disciolto a bagno bagnomaria in acqua calda e a fuoco lento. Si lascia raffreddare e si imbottiglia. Il liquore si consuma lentamente, un bicchierino alla volta, durante tutto l’arco dell’anno e diviene un eccellente digestivo. “

la nascita di San Giovanni Battista di cui i Vangeli ci dicono che era figlio di Zaccaria ed Elisabetta e che fu generato quando i genitori erano in tarda età avviene il 24 giugno è a lui la tradizione lega la raccolta delle erbe di campo

La notte tra il 23 e il 24 giugno, quella in cui verrà celebrata la nascita di San Giovanni Battista, è detta “notte dell’iperico”. In essa le erbe sono cariche di virtù, in particolare l’iperico; così chiamata perché i suoi fiori giallo-oro sbocciano a fine giugno, con l’arrivo della festa del Santo.

Quest’erba, utilizzata per curare le ferite dei Crociati, veniva ritenuta benefica. Con l’oscurità si raccoglievano le nuove erbe per comporre il cosiddetto mazzetto di San Giovanni, volto a scacciare il malocchio, a portare fortuna e, se messo sotto il guanciale prima di andare a dormire, a portare dolci sogni premonitori.

Il mazzetto è composto da 7 erbe:

  • iperico o scaccia-diavoli, contro il malocchio
  • artemisia per la fertilità
  • ruta
  • mentuccia
  • lavanda
  • aglio
  • prezzemolo
  • rosmarino

…tutte erbe che assicurano buonumore, prosperità, allontanano le negatività.

SENTIERIeTISANE

cercare camminando fiori e piante per fare tisane ed olii essenziali



Nell’ultimo periodo sta trovando sempre più interesse la riscoperta delle piante officinali e di quelle per fare tisane.

il progetto del camminovigliese.it è quello di far conoscere le piante e i fiori che fanno parte del nostro ambiente e che possiamo trovare lungo i sentieri da noi percorsi.

A seconda della stagione lungo le strade bianche o nei prati possiamo trovare dei veri e propri tesori.

A maggio e giugno ad esempio potremo trovare, malva, camomilla, cardo e nel rispetto della pianta e dell’ambiente raccoglierle per farle diventare con cura tisane, olii essenziali, creme o liquori

Il tour di 3 ore permette a tutti di apprendere le basi per il riconoscimento delle piante e della loro gestione dopo la raccolta.

per informazioni su gita e materiale da portare con se, misure anticovid contattare 334/7918068 DEVIS

grazie

escursione tra i filari e la pietra di cantone

Sabato 22 febbraio saremo impegnati in una escursione tra le vigne di Rosignano Monferrato e Cella Monte con le sue case costruite con la tipica pietra di Cantone.

La partenza è da Rosignano Monferrato – Piazza Faletti. dove si potrà lasciare la macchina https://goo.gl/maps/YLC6Vhb8AD1dKcSM8

il ritrovo ore 8.45 con partenza alle ore 9. IL PERCORSO è DI 12 KM – 536 m D+ dislivelli collinari. Terreno misto asfalto/sterrato. 30 posti MAX.

il percorso è scaricabile da wikiloc https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/porta-al-munfra-rosignano-monferrato-cella-monte-e-ritorno-38290679

La Pietra da Cantone presente a Cella Monte e nei paesi vicini (ad esempio Moleto) è una delle pietre da costruzione mioceniche più pregiate, reperibili sul territorio italiano. E’ formata da strati marini calcarei e marnosi, che sono stati datati al Burdigaliano-Langhiano (da 20 a 14 milioni di anni fa) sulla base dei microfossili in essi contenuti.

La sua storia geologica, come quelle di numerosi depositi miocenici simili, è legata allaformazione della catena appenninica. In questo periodo geologico, il paesaggio monferrino era molto diverso da quello collinare attuale. La Pianura Padana era occupata da mari più o meno profondi e da isole che si formavano e venivano successivamente sommerse dal mare, a seconda dei movimenti dell’Appennino.

Circa 20 milioni di anni fa, una di queste isole occupava gran parte del Monferrato Casalese. Il suolo dell’isola era formato dai sedimenti marini eocenici, oligocenici e miocenici emersi, appartenenti alle “Marne da cemento” (Formazione di Casale Monferrato) o alle più recenti Formazioni di Cardona e di Antognola, che si erano formati a partire da circa 56 milioni di anni fa.

A partire da 14 milioni di anni (Miocene – Serravalliano) il clima diventò più freddo, il mare si approfondì ulteriormente su tutto il casalese, fino a raggiungere anche profondità di oltre 200 m; sui fondali si depositarono le Marne di Mincengo. Queste rocce, più argillose delle precedenti, per le loro proprietà refrattarie furono cavate in lastre nelle cave di Uviglie; per questo motivo erano conosciute anche come “pietre da forno”. Il mare ricoprì il territorio ancora per molti milioni di anni, finché a partire dal Messiniano (7-5 milioni di anni) questi sedimenti marini si ripiegarono, iniziarono ad emergere dal mare, formando le colline monferrine. Circa 3.5 milioni di anni fa (Pliocene inferiore)il mare si ritirò definitivamente dal Piemonte.

Dopo questi eventi geologici, la Pietra da Cantoni e i depositi marini più recenti, furono in gran parte erosi ad opera dei corsi d’acqua, degli agenti atmosferici o dei cambiamenti climatici quaternari (glaciazioni), facendo riaffiorare i depositi marini più antichi sottostanti. Questi ultimi, di età comprese tra 56 e 20 milioni di anni fa, sono riferibili alle marne eoceniche della Formazione Casale Monferrato fino alle più recenti marne oligo-mioceniche della Formazione di Antognola.

fonte https://www.ecomuseopietracantoni.it/pietra-da-cantoni/

A Rosignano potremo dopo aver fatto un giro per il paese immergerci nelle campagne e risalendo al termine della nostra gita scoprire la BIG BENCH Nei pressi di Madonna delle Grazie, addentrandosi per un breve tratto tra i vigneti, trova collocazione la prima Panchina Gigante del Monferrato.

Inaugurata nel 2017 si tratta della Big Bench n. 41 “Rosso Grignolino”, da cui si può godere di una vista mozzafiato sulle colline circostanti del Basso Monferrato, fino alle Alpi ed agli Appennini. La panchina è alta più di 2 metri e lunga 3,5 metri e rientra nel progetto ideato dallo statunitense Chris Bangle che ha già coinvolto altre località in Piemonte.

I posti sono limitati a 30 persone, durante il percorso ci fermeremo al bar di Cella Monte per un caffè e una pausa bagno.

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA AL 334/7918068

grazie


PFAS legami con osteoporosi e malattie cardiovascolari

ESISTE UNA COSA CHIAMATA PFAS ovvero un inquinante ambientale, in Veneto hanno scoperto che questo ha colpito le falde acquifere (nel link il servizio di focus) e che la diretta conseguenza sono malattie e neoplasie. 
il Professor Carlo Foresta è ordinario di endocrinologia all’università di Padova e ha scoperto attraverso uno studio documentato che i PFAS interferiscono con la vitamina D a partire dall’età giovanile (conseguenza OSTEOPOROSI). 


Nella zona di Alessandria e dintorni, le falde acquifere sono su 7 strati e nei primi due hanno già verificato che questi problemi esistono… i primi due sono quelli che danno acqua ai nostri acquedotti… all’acqua che va per annaffiare i nostri orti, i campi ect… le conseguenze sono facilmente intuibili

Nei due link sotto potete approfondire l’argomento e farvi un’idea

https://it.wikipedia.org/wiki/Acido_perfluoroottansolfonico

https://www.focus.it/…/acqua-e-inquinamento-che-cosa-sono-i…

il nostro presente è il futuro dei nostri figli, non possiamo essere così poco attenti ad una visione futura.

#SCOPRIAMOINOSTRISENTIERI Sabato 8.2.2020 Sentieri Partigiani

Con l’aiuto del Comune di Bergamasco stiamo realizzando il progetto di una camminata sui sentieri della memoria che ricordano le gesta dei partigiani nel 1944 durante il periodo della REPUBBLICA PARTIGIANA DELL’ALTO MONFERRATO.

Nell’estate del ’44 si costituisce, soprattutto nel territorio a Sud del Tanaro, una fitta rete di Comitati di liberazione nazionale, di cui il più importante è quello di Nizza Monferrato perché nasce nella città che, con Canelli, rappresenta il centro urbano di riferimento per tutta la zona meridionale della provincia. E’ il periodo della “grande stagione della Resistenza”, della grande illusione sulla prossima e vittoriosa conclusione della guerra.

La zona è ormai matura per perfezionare e consolidare l’esperimento di autogoverno democratico con l’istituzione di un vero e proprio organo dirigente politico che si occupa di impartire direttive comuni nei vari settori, di regolarizzare normative in determinati ambiti, che funga da organo centrale di coordinamento.

Nasce così la zona libera dell’Oltretanaro, che nell’autunno del 1944, dà vita alla repubblica partigiana dell’Alto Monferrato che coordina l’attività di quaranta comuni controllati ed amministrati dalle forze partigiane ed antifasciste con sede a Nizza Monferrato e ad Agliano Terme. Il massiccio e violento rastrellamento nazifascista del 2 dicembre 1944 pone fine a quest’esperienza, causando lo sbandamento delle cinque divisioni partigiane operanti nella zona ma anche la fine di quell’illusione di pace e di libertà che le popolazioni contadine avevano imparato a conoscere per pochi mesi.

La memoria dei luoghi che andremo a visitare tra i quali anche CASTELNUOVO BELBO E BRUNO viene custodita dalle amministrazioni e dall’ISTRAT che insieme ad altre organizzano eventi e ricorrenze.

A Castelnuovo Belbo feremo visita alla collina CARLSON, dove un cippo ricorda la morte di un pilota alleato precipitato con il suo aereo dopo aver aiutato i partigiani durante lo scontro del 4 novembre 1944. La sua dipartita avvenne quando al secondo assalto da parte di due aerei statunitensi, pilotati dal capitano Zane Elwood Carlson e dal tenente Kregloh, la contraerea tedesca centrò uno dei velivoli. Carlson riuscì a gettarsi col paracadute, ma a bassa quota: soccorso dai civili, morì mentre i partigiani lo trasportavano all’ospedale di Nizza Monferrato. La battaglia infuriò a lungo e segnò anche il grave ferimento del partigiano Donato Rivella, che successivamente perì.

A Bruno . Il 20 ottobre 1944, tre colonne di militari dell’esercito repubblicano, della GNR e della Brigata Nera di Alessandria, coadiuvati da militari tedeschi attaccano la zona libera. Si registrano scontri nella zona di Quaranti, Mombaruzzo e Bruno. A Mombaruzzo vengono catturati tre partigiani, uno di loro, Pietro Boidi, viene seviziato e quindi fucilato. Negli scontri perde la vita un altro partigiano, a Bruno.

Nei rastrellamenti che seguirano a Bruno e Mombaruzzo 8 case vengono date alle fiamme nella zona di Mombaruzzo stazione.

Durante la visita ci sarà la possibilità di visualizzare sul campo di battaglia i luoghi dove si combattè e sentire testimonianze dei figli e nipoti dei partigiani che parteciparano agli eventi in essere.

Se vi interessa l’argomento si può approfondire con la bibliografia che pubblico qui sotto:

Bibliografia: Anna Bravo, La repubblica partigiana dell’Alto Monferrato, Giappichelli, Torino, 1964, pp. 60-68. Luigi Carimando, Mario Renosio, La guerra tra le case. 2 dicembre 1944, L’Arciere, Cuneo, 1988 Davide Lajolo, A conquistare la rossa primavera, Rizzoli, Milano, 1975, pp. 142-148 Nicoletta Fasano, Mario Renosio, Un’altra storia. La Rsi nell’Astigiano tra guerra civile e mancata epurazione, Israt, Asti, 2015, pp. 195-197 Nicoletta Fasano, Mario Renosio, Dare un volto alla memoria, «Asti contemporanea», n. 5, 1997, pp. 8- 157. Mario Renosio, Colline partigiane. Resistenza e comunità contadina nell’Astigiano, Franco Angeli, Milano, 1994, pp. 172-176 Mario Renosio (a cura di), Vittime di guerra. I caduti astigiani nella seconda guerra mondiale, Israt, Asti, 2008

COLLINA C. CARLSON nelle campagne di Castelnuovo Belbo




percorrenza circa 12 km – TEMPO PREVISTO PER ESCURSIONE 3 ORE E MEZZA – INTERVENTI SUL PERCORSO 30 MINUTI divisi tra Bergamasco e Castelnuovo Belbo. PERCORSO SU STERRATO, TERRA BATTUTA E ASFALTO – DI FACILE PERCORRENZA in alcuni punti richiede un minimo di allenamento alla salita. PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA ENTRO IL VENERDì 7 FEBBRAIO AL 3347918068 partenza dal campo sportivo comunale di Bergamasco.

Munirsi di abbigliamento idoneo per il freddo (guanti e cappello), si consiglia di portare con se qualche alimento e the caldo.

PARTENZA DA PARCHEGGIO CAMPO SPORTIVO BERGAMASCO per arrivarci clicca qui:

https://goo.gl/maps/m4GwVgmcJRu3UJ1g7


Un abbraccio vuol dire “Tu non sei una minaccia. Non ho paura di starti così vicino. Posso rilassarmi, sentirmi a casa. Sono protetto, e qualcuno mi comprende”. La tradizione dice che quando abbracciamo qualcuno in modo sincero, guadagniamo un giorno di vita.
(Paulo Coelho)

#SCOPRIAMOINOSTRISENTIERI sabato 11.01.2020

CARENTINO – BRUNO – MOMBARUZZO e rientro da Bosco della Comunna e delle Sorti

Escursione di 12 km (se fatta completa con partenza da Carentino) su terreno misto. All’andata il percorso si sviluppa su strada bianca passando tra boschi e vigneti sino a giungere all’abitato di Bruno dove si prende il sentiero CAI che conduce attraverso un bellissimo sentiero panoramico a Mombaruzzo.

Dopo una sosta ristoratrice per un caffè in uno dei bar storici del paese, rientreremo a Bruno attraverso il Bosco della Comunna e delle Sorti per un viaggio nel tempo attraverso i sentieri che percorrevano i viandanti e i commercianti di legname in direzione della strada Franca che collegava Bergamasco a Felizzano.

Il rientro a Bruno è previsto per le 12.15 e a Carentino per le 12.45 massimo.

Per permettere la migliore esperienza di cammino consigliamo la prenotazione al 3347918068 DEVIS

GRAZIE


MONTE TOBBIO

Tradizione vuole che l’ultima settimana dell’anno si salga al Monte Tobbio (1092 m.s.l.m) per salutare l’anno che ci ha accompagnato.

il Monte è la montagna posta al centro del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo e fa parte dell’Appennino Ligure.

Rispetto a tutti gli altri rilievi di questa porzione di Appennino, il Tobbio spicca per la grande visibilità (dalla pianura antistante), dovuta ai suoi versanti spogli e particolarmente scoscesi. Sulla cima vi è una chiesetta edificata nel 1897 e dedicata a Nostra Signora di Caravaggio e un rifugio d’emergenza di proprietà del Club Alpino Italiano di Novi Ligure. Dalla sua cima si possono scorgere sia il golfo di Genova, distante soli 18 km in linea d’aria, che le colline della Langa e del Monferrato che vaste porzioni dell’arco alpino e, in giornate di eccezionale visibilità, la Corsica.

Ci sono varie vie da accesso, da Bosio e da Voltaggio e se si raggiunge in auto dagli Eremiti a poca distanza dal Monumento dei Martiri della Benedicta.

Il sentiero da noi percorso è il 401


I Monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi.
(Johann Wolfgang von Goethe)

Non c’è montagna più grande di quella che non scalerò, non c’è scommessa più grande di quella che non giocherò

PER IL 2020 vi AUGURO tante gite, tante nuove escursioni ed esperienze da vivere con la testa, il cuore e le gambe.

QUESTO IL MIO AUGURIO PER L’ANNO CHE VERRA’
ps. se poi avete bisogno di una guida escursionistica o di un osteopata fatemi un fischio 🙂

ingresso sentiero parco di Rocchetta Tanaro
il Tanaro visto dall’alto CHIESA Rocca D’Arazzo
la chiesa della madonnina e il palazzo comunale ad Oviglio

camminando nella storia: LA CITTADELLA di Alessandria

Vicino al ponte Meier, a 800 metri a piedi dalla stazione ferroviaria di Alessandria, possiamo trovare un vero e proprio tesoro. La Cittadella militare di Alessandria.

Da qualche anno il FAI, l’amministrazione comunale, i bersaglieri e la sopraintendenza si stanno battendo per salvaguardare questo importante patrimonio e renderlo fruibile per quanto possibile a tutte le persone che lo vogliono scoprire e visitare.

In quest’ambito oltre alle manifestazioni che vengono organizzate, il FAI vorrebbe creare con i suoi volontari un percorso conoscitivo con passaggi nei fossati e nei punti più belli e sconosciuti della fortezza.

La Cittadella di Alessandria costituisce uno dei più grandiosi monumenti europei nell’ambito della fortificazione permanente del XVIII secolo , uno dei pochi ancora esistenti e sicuramente uno dei meglio conservati in Europa. È l’unica fortezza di pianura costruita dai Savoia nel XVIII secolo ed è l’unica fortezza europea ancora oggi inserita nel suo contesto ambientale originario: non esiste uno schermo di case che chiude la visuale dei bastioni, o una strada ad alta percorrenza a circondare i fossati.

La Cittadella di Alessandria, fortezza di primo rango, venne concepita per funzionare da sbarramento dei transiti militari della “Strada di Fiandra”. È un perfetto esempio di fortificazione alla moderna, si compone di sei fronti bastionati forniti di cavalieri, collegati da spesse cortine rettilinee e percorsi da gallerie e casermette. Tra le meglio conservate d’Italia, sorge sulla sponda sinistra del fiume Tanaro, nel comune di Alessandria.

Sui bastioni della cittadella venne innalzato il 10 marzo 1821, per la prima volta nella storia d’Italia, il vessillo tricolore da parte del Tenente Colonnello Guglielmo Ansaldi.

Dal 2006 la cittadella (già monumento nazionale) è stata inserita nella “Tentative List” per la candidatura alla lista del patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO.

per ulteriori informazioni sulla storia della cittadella cliccate sul link https://it.wikipedia.org/wiki/Cittadella_di_Alessandria

se però volete vivere una esperienza diretta nei luoghi e sentirvi raccontare episodi, vedere con i vostri occhi le meraviglie di questa fortezza, passeggiare tra i fossati e sui bastioni contattatemi per un tour completo di 1 ora e mezza.

siti utili:

https://www.fondoambiente.it/

SUPERGA VEZZOLANO CREA

visita alla ABBAZIA DI VEZZOLANO

Capita che in una domenica piovosa, presi dalla noia ci si avvicini al tablet, si digiti sulla tastiera, PIEMONTE EVENTI e ci si ritrovi a leggere che la prima domenica di ogni mese i musei siano aperti.

Ecco una bella cosa da fare! Ma se non voglio andare proprio in museo? Pronti si presenta l’opportunità di visitare anche le chiese e i monumenti. Incuriosito da Vezzolano da lungo tempo e continuando a sfiorarla con l’organizzazione del cammino da Superga a Crea decido che è arrivato il momento di visitarla, seppur non sia da pellegrino camminante, ma motorizzato, favorito dalla buona compagnia della J.

Il paesaggio in auto è comunque molto gradevole visto i colori dell’autunno e le strade sulle colline a salire e scendere passando dal Monferrato alle Langhe, gioendo di alcuni raggi di sole tra i filari di Freisa e Barbera.

Al nostro arrivo la gentilezza dei volontari e la loro capacità oratoria hanno fatto il resto, gita e visita consigliatissima.

La chiesa dell’Abbazia è dedicata alla Vergine Maria, al cui culto erano particolarmente dedite le canoniche riformate di Sant’Agostino, l’ordine che aveva formato la canonica di Vezzolano. Il primo documento che ne fa menzione è del 1095

L’abbazia Si trova nell’astigiano nord-occidentale a 25 km da Chivasso e a 35 km da Asti, nel paese di Albugnano dal quale si può raggiungere facendo una lunga discesa asfaltata.

L’abbazia ha subito come tante altre strutture ecclesiastiche periodi di favore in cui si espandeva e diventava più bella (vede il favore di papi e imperatori) ad altri periodi di decadenza.

Fa parte di un circuito chiamato ALLA SCOPERTA DEL ROMANICO ASTIGIANO. All’ingresso si possono ritirare tutte le informazioni per fare gli itinerari completi e ritirare la cartina dove vengono applicati i timbri di ogni chiesa. Una bella iniziativa che stimola al passaggio.

L’Abbazia è sul percorso CAI denominato SVC che va da Superga a Crea e sul cammino di DON BOSCO.

QUI SOTTO I LINK DOVE POTETE TROVARE LE INFORMAZIONI

http://www.turismoincollina.it/

https://piemonteoutdoor.portali.csi.it/it/attivit%C3%A0-codice-itinerario/svc

http://www.comune.asti.it/pagina718_percorso-del-romanico-astigiano.html

bibliografia: FRANCO CORREGGIA – edizioni del Capricorno – ALLA SCOPERTA DEL ROMANICO ASTIGIANO