A spasso in Valle Erro

La Valle Erro è la valle che con il suo torrente: l’erro divide e fa da confine tra l’Alto Monferrato e le Langhe Astigiane.

Un bel sentiero a cura del CAI di Acqui Terme numerato 571 che a partire dal centro abitato di Ponti porta a visitare seguendo le indicazioni bianco e rosse i santuari e le chiese di Montechiaro d’Acqui e S. Anna di Castelletto d’Erro. Volendo si possono fare deviazioni (piccole) per visitare i due centri abitati.

Il trekking intrapreso oggi fa parte del progetto #portalmunfrà e lo potete trovare e scaricare in formato gpx sulla pagina che curo su wikiloc https://it.wikiloc.com/wikiloc/spatialArtifacts.do?event=setCurrentSpatialArtifact&id=52077576

Il paesaggio è bello e variabile, in primavera-estate si passa da boschi arricchiti da ginestre, timo e equisetum con vista sui calanchi a campi di girasole alternati a colline di lavanda e vigne.

Dal punto di vista storico si incontrano molte edicole e chiesette, santuari e chiese barocche.

I segnavia sono presenti su tutto il percorso e la segnaletica a terra è ben visibile.

PAESI E LUOGHI DI INTERESSE:

Castelletto d’Erro 

è un piccolo aggregato rurale della provincia di Alessandria collocato tral’Alto Monferrato e la valle Erro dedito all’agricoltura e alla pastorizia.

Le prime informazioni storiche di Castelletto d’Errorisalgono al 1080 e successivamente al 1169 quando alcuni abitanti del luogo donarono il castello ed il territorio limitrofo alla citta di Alessandria; era soprattutto un punto strategico che, attraverso la torre e le poderose mura, serviva da protezione da attacchi nemici saraceni.

Nel XIII secolo Castelletto d’Erro divenne feudo del vescovo di Acqui e la storia attesta che il vescovo Anselmo da Castelletto autenticò diversi diplomi donati dai vari imperatori. Nel primo periodo del XIV secolo passò nelle mani dei marchesi del Monferrato ma per poco tempo in quanto nel 1343 ritornò ad essere feudo del vescovado acquese.

Nel XV secolo con il trattato di Torino passò sotto il dominio dei Savoia e successivamente la sua storia si uniformò con quella del territorio limitrofo dalla val Bormida; nel 1815 venne decretata la provincia di Acqui con la ripartizione in quattro cantoni tra i quali quello di Bistagno che racchiudeva Castelletto, Ponti, Montabone, Rocchetta Palafea e Sessame.

Dal 1860 con il riordino amministrativo del Regno sabaudo venne inglobato nella Provincia di Alessandria.

Tra i suoi monumenti storici la torre medievale a base quadrata edificata attorno al 1330 circondata dal complesso fortificato con i resti delle possenti mura e delle torrette utilizzate per scopo militari e ornata di archetti. È costituita nell’apertura da una feritoia ed all’interno da due volte a botte di cui una come copertura di una cisterna posta alla base della torre.

La Chiesa parrocchiale dell’Annunziata di epoca tardo rinascimentale ma che ad oggi conserva una struttura più moderna dovuta a ristrutturazioni avvenute durante i secoli; all’interno ospita affreschi del ponzonese Pietro Ivaldi detto il Muto del XIX secolo raffiguranti l’Annunciazione, l’Ultima Cena, le virtù cardinali ed il Battesimo.

Infine di rilevante la Pieve di Sant’Onorato di origine antica con abside rettangolare; al suo interno sono conservate parti di affreschi del XVI secolo raffiguranti un martire in vesti di soldato romano.

PONTI

Le origini del Comune di Ponti risalgono all’epoca preromana secondo alcune fonti la fondazione è contestuale a quella della vicina Acqui Terme (Aquae Statiellae). Durante la dominazione romana al borgo venne attribuito il nome di Pontum, derivato dai ponti che i Romani erano soliti costruire sui rii affluenti del fiume Bormida durante la realizzazione della via Emilia Scauri, della quale si può ancor oggi ammirare una pietra miliare (colonna Antonina) risalente al II secolo D.C. e conservata sotto il porticato del palazzo comunale. La colonna è testimonianza del primo ripristino della via Julia Augusta, importante strada costruita dall’imperatore Augusto in sostituzione della suddetta via Emilia Scauri che conduceva da Roma alla Gallia.

Durante il medioevo, Ponti fu feudo dei Marchesi del Carretto come si evince dagli stemmi di famiglia conservati sui muri di alcune antiche case e sui ruderi del castello situati sulla collina del paese.

La successiva storia di Ponti è molto frammentaria negli archivi storici sono presenti soltanto alcuni atti notarili dai quali si attesta la presenza della famiglia dei Del Carretto ancora come marchesi del feudo fino al XVII secolo e la citazione di Giorgio Guerrieri come signore di Ponti.

Nel paese è situata una targa che suggella il gemellaggio tra il borgo piemontese e la cittadina cosentina di Dipignano avvenuto nel 1974 che rievoca un episodio del lontano 1571 quando un gruppo di calderai di Dipignano furono accolti dal marchese Cristoforo del Carretto che diede loro asilo e viveri in cambio della loro abilità nella preparazione di vettovaglie. Inoltre il marchese regalò un enorme paiolo agli ospiti promettendo di riempirlo di farina se fossero riusciti ad aggiustarlo e così fu il nobile mantenne la promessa donando una ingente quantità di farina di polenta.

Principali emergenze storico-architettoniche da visitare a Ponti

L’attuale Chiesa Parrocchiale di Ponti è dedicata a Maria S.S. Assunta in Cielo, si tratta di un edificio di grandi dimensioni situato a fianco della strada statale (antica Via Napoleonica).
E’ stata costruita tra il 1895 e il 1897 in stile rinascimentale, al suo interno è conservato un artistico coro, composto in parte da specchi e schienali di legno d’America, levigati e lucidati a vernice e un grandioso organo del Montesti  rilevato dalla sinagoga degli Ebrei di Torino nel 1933. Le due navate laterali terminano con due altari in marmo, dedicati l’uno all’Immacolata di Lourdes e l’altro a Sant’Antonio di Padova, Patrono della Parrocchia. Le balaustre dell’altare maggiore e di tutte le cappelle sono in marmo bianco. Nell’abside è conservata un’artistica vetrata ovale raffigurante sant’Antonio.

Il simbolo di Ponti è certamente la Chiesa vecchia anch’essa dedicata all’Assunta che dall’alto domina l’intera vallata.
Si tratta dell’abside dell’antico tempio con tre altari (uno dedicato alla Beata Vergine del Rosario) uno nello sfondo di mezzo e due laterali di stile barocco, davanti ai quali si allungava la costruzione a tre navate. Pare che contenesse più di 1000 persone a dimostrazione dell’importanza storica di questo luogo che pare fu coinvolto nelle lotte contro il paganesimo, l’arianesimo e i musulmani.

Nel 1911 la chiesa vecchia, essendo stata abbandonata per la costruzione della nuova, diroccò in parte. In seguito (1919- 1923) venne ricostruita ad opera di privati, abitanti della regione Chiesa Vecchia che si avvalsero dell’aiuto di tutta la popolazione pontese; purtroppo però l’opera di restauro ridusse di molto le proporzioni dell’antica parrocchiale. Durante la seconda guerra mondiale venne usata come deposito di materiale dall’ospedale della Chiappella di Genova ed in seguito venne occupata da forze naziste e repubblichine che la danneggiarono rompendone la porta e un banco di noce. In seguito al decreto del 27/06/1946 e alla domanda fatta dall’Arciprete, don Testa, per risarcimento danni, venne approvata la perizia del Genio civile di Alessandria dal Provveditorato Regionale alle opere Pubbliche per il Piemonte con decreto in data 29/01/1947, ed autorizzata l’esecuzione dei lavori; essi peraltro, ammessa la loro attuazione, furono di scarsissimo rilievo. Prima di venire parte del Beneficio Parrocchiale, che se ne assume gli oneri, la Chiesa era appartenuta alla Compagnia del Santo Rosario che possedeva qui dei beni (informazioni reperite sul portale del Comune di Ponti).

Da segnalare la bellissima torre campanaria a forma quadrangolare, divisa in quattro ripiani, distinti l’uno dall’altro da cornicioni adorni di archettature in rilievo, con la cella campanaria e la stanza dell’orologio (che era sia meccanico che solare) rischiarate da piccole bifore, conferitoie nelle altre parti e finte bifore e trifore di efficace effetto. La rocca del campanile è sormontata da una cuspide a piramide ottagonale, di mattone rosso, che si alza in mezzo a quattro pinnacoli, dello stesso materiale; cuspide e pinnacoli terminavano con una croce.

A breve distanza dalla chiesa Parrocchiale, sorge l’Oratorio di San Sebastiano, ufficiato, un tempo, dalla confraternita omonima. Lacostruzione della chiesa risale al 1600 circa, come risulta da parecchi testamenti di tale epoca nei quali sono contenute disposizione di testatori che elessero in tale oratorio la loro sepoltura, ed al suddetto lasciarono beni e censi. 

Tale chiesa servì sempre come succursale dell’antica parrocchia, a comodità degli abitanti del borgo, quando quest’ultima era situata sul colle soprastante.

Montechiaro d’Acqui

è un borgo diviso tra la parte bassa di fondovalle e caratterizzata da costruzioni più moderne e la parte alta di epoca antica costruita a difesa dalle incursioni saracene.

Il borgo rurale alto domina l’appennino ligure e le vallate della Bormida e dell’Erro tra la fitta vegetazione di ginestre  e la meravigliosa bellezza dei calanchi. Il centro storico è caratterizzato da un’architettura rurale segnata dall’uso diffuso della pietra arenaria e dalla presenza di portalimedievali, voltoni passanti e strade lastricate in pietra. Questo centro storico è stato scelto nel 1999 come scenario del film “Il partigiano Johnny”, tratto dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio ed è stato definito il più ben conservato centro storico delle Langhe.

Montechiaro ha origini preromane con un ruolo importante sul piano commerciale come stazione di posta lungo la via Aemilia Scauri; nel VII secolo d.C. il borgo è collocato nei pressi della pieve del Caurocome emerge dai resti di ruderi e da un fonte battesimale monolitico custodito all’interno dellaChiesa di Sant’Anna a Piana.

Nel XIII secolo ha origine il borgo di Montechiaro Alto derivato dallo spostamento dei traffici verso la Liguria. Sempre nello stesso secolo il marchese Delfino del Bosco consegna il feudo ad Alessandria,ma dopo poco tempo torna alla sua autonomia sotto il marchesato dei Del Carretto.

Nei secoli successivi Montechiaro venne sottomesso agli Sforza di Milano, agli Scarampi di Cairo, aimarchesi di Canelli fino ai Gianazzo di Pamparato che dopo un atto di fedeltà ai Savoia, mantennero il possedimento del feudo.

Principali emergenze storico architettoniche

Tra le bellezze artistiche da ammirare la Chiesa parrocchiale di San Giorgio del XVI secolo, costruita sulle fondamenta dell’antica Chiesa di Santa Caterina. All’interno sono conservati uno splendido pulpito in legno, una Madonna settecentesca di scuola genovese del Maragliano, colonne in pietra arenaria, altari in stucco e le venerate reliquie delle “Spine della Corona di Gesù Cristo “ che una leggenda narra portate in questo luogo dalla terra santa da un cavaliere crociato.

Da citare l’Oratorio di Santa Caterina che ospita il museo contadino con la presenza di oggetti ed attrezzi agricoli dei secoli passati; sempre di argomento religioso è il santuario della Carpeneta del XVII secolo costruito attorno ad un pilone del XVI secolo a devozione della Madonna della Misericordia raffigurata in un affresco.

Di particolare rilevanza la Pieve di Montechiaro Piana dell’VIII secolo con i suoi resti tra i quali tracce dell’abside in stile romanico, accanto sorge la nuova chiesa di Sant’Anna che conserva al suo interno una vasca battesimale per immersione che era ubicata all’interno della struttura della vecchia pieve.

Montechiaro possiede anche altre singolari bellezze tra le quali la ciminiera di una fornace di mattoni del XX secolo rimasta attiva fino agli anni settanta del secolo scorso e le ville Veirana ed Anna del XX secolo, la prima privata mentre la seconda il stile liberty, attualmente abbandonata, fu durante il secondo conflitto mondiale il quartier generale dell’esercito tedesco di istanza nel territorio.

Tra gli eventi di Montechiaro un cenno particolare merita la fiera del bue grasso a dicembre, una delle esposizioni bovine riconosciute a livello regionale anche per la presenza di prodotti legati allatradizione contadina locale.

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Week end lungo tra fiori e montagne

Il week end ha visto impegnati diversi gruppi nelle escursioni organizzate.

Tre gruppi hanno partecipato a #sentierietisane con la raccolta dei semi di papavero, camomilla e aglio selvatico, mentre Lunedì un gruppo ha partecipato alla gita in VALSUSA.

La gita in Valsusa ci ha visti impegnati in un trekking di 20 km con un dislivello attivo di 1696 mt. – partenza da Clavière arrivo al Lac Gignoux (lago dei sette colori) ritorno ad anello facendo la cresta.

Il percorso bello e facilmente percorribile ci ha dato la possibilità di osservare la flora locale (anemoni e rododendri, viole e timo) gli alberi secolari, che si alternano a prati ampi e laghi (Lago Nero, laghi Fontana Fredda, Clot Foiron), i rilievi montuosi del confine ITALIA – FRANCIA.

L’escursione durata circa 5 ore e mezza si è svolta ad anello e ha permesso di osservare in cresta le numerose costruzioni fortificate e le trincee della guerre mondiali.

Unica nota poco positiva la mancanza di fontane e fonti d’acqua.

se desiderate percorrere sentieri o partecipare alle gite contattate direttamente DEVIS al 3347918068 grazie